Il commento di Franco Gabrielli sulla situazione della cybersicurezza in Italia, pubblicato oggi su Repubblica, solleva questioni cruciali e rimarca la necessità di un approccio consapevole e strategico alla protezione delle infrastrutture critiche.
Gabrielli sottolinea come il problema non sia tanto l’emergere di scandali o di dossieraggi, una pratica ormai storicizzata, quanto la scarsa sicurezza delle nostre banche dati pubbliche. A suo avviso, il problema va oltre la criminalità: il vero nodo è lo stato di vulnerabilità delle infrastrutture che custodiscono informazioni sensibili, come dati sanitari, finanziari, e di giustizia, vitali per la libertà individuale.
Gabrielli evidenzia l’importanza di investimenti significativi per rendere sicure queste infrastrutture. È emblematico il richiamo alla necessità di superare la logica della risposta punitiva immediata – inasprire le pene o creare nuovi reati – che, per quanto possa risultare popolare, resta inefficace senza una solida base strutturale.
Inoltre, la gestione della cybersicurezza non dovrebbe essere delegata esclusivamente a ditte esterne; occorre piuttosto un sistema di controllo pubblico sulle infrastrutture critiche, un concetto che manca nella gestione italiana e che, secondo Gabrielli, risulta essenziale per proteggere i dati personali dei cittadini.
RUO è pienamente consapevole dell'urgenza di affrontare i temi della cybersicurezza, che, come evidenzia Gabrielli, non possono più essere ignorati. Con oltre 800 attacchi ransomware quotidiani in Italia, diventa evidente quanto sia necessario adottare un approccio integrato e vigilante.
RUO ritiene essenziale investire in infrastrutture sicure e aumentare la consapevolezza culturale sul costo della sicurezza, che va ben oltre le misure repressive immediate.
La sottoscritta condivide pienamente le riflessioni del prefetto Gabrielli che non a caso ha curato la prefazione del proprio libro sulla società del rischio e la pericolosità sociale.
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