Ormai si parla sempre più della serie televisiva italiana Mare Fuori, ambientata a Napoli e incentrata su delle vicende dei detenuti di un immaginario istituto di pena minorile. Così, nell’ultimo periodo, è stato messo sempre più in discussione il tema della giustizia minorile.
Ma come funziona la giustizia minorile in Italia?
Il sistema penale italiano fin dal 1988 prevede gli Istituti penali per minorenni, strutture carcerarie simili a quelle per adulti, che comprendono stanze per due o tre persone e spazi comuni dedicati alle attività di formazione e di svago. Ospitano i giovani colpevoli di reati commessi prima del compimento del 18esimo anno di età. I Tribunali per i minorenni, giudicano solitamente accuse legate a reati contro furti o rapine, atti di violenza o per l'uso di sostanze stupefacenti.
Secondo i dati del dipartimento della Giustizia minorile del ministero della Giustizia, i minori presenti, presenti oggi, negli Istituti penali per minorenni sono circa 500 suddivisi per le varie strutture presenti in tutta la penisola.
Tuttavia,i minori incensurati o con reati non gravi non vengono condannati e incarcerati come gli adulti, spesso finiscono in Istituti penali minorili in custodia cautelare. Tale sistema, mira a considerare il carcere solo come un momento iniziale del percorso di riabilitazione, coinvolgendo le comunità dove molti ragazzi transitano, poiché il giudice molte volte decide di sospendere il procedimento a loro carico, collaborando insieme ai servizi sociali e agli operatori delle comunità di realizzare un progetto chiamato “messa alla prova” ovvero, una misura alternativa al carcere che permette ai minori di favorire la riflessione sul proprio comportamento. L’esito positivo di questo percorso può portare all'estinzione del reato senza lasciare traccia nella fedina penale del minore.
Da ciò si sottolinea l’importanza di questo percorso, utile a favorire una ricostruzione di identità del ragazzo, che parte dalle motivazioni che hanno portano a quel determinato comportamento fino alle prospettive di vita futura del ragazzo.
La situazione attuale, negli istituti penitenziari minorili è drammatica, principalmente per due problemi: sovraffollamento ed inefficacia.
Il primo incide negativamente sulla disponibilità di programmi e servizi essenziali, come istruzione e salute mentale, compromettendo il benessere complessivo dei giovani detenuti. Inoltre, vi è un amento dei casi recidivi minorili negli ultimi quindici anni associati ad un aumento di instabilità e violenza.
Il secondo elemento critico, è dovuto all'efficacia complessiva e alla mancanza di servizi educativi e sanitari adeguati nei centri di detenzione minorile. Inoltre, le pene detentive non rispecchiano quasi mai il ruolo costituzionalmente assegnato di riabilitazione e rieducazione.
In conclusione, emerge con chiarezza che la sfida della reintegrazione sociale per questi giovani ragazzi non va fatta soltanto all’interno del carcere.
Di Giuseppe Festeggiante.
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